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BREVE STORIA DEL

SUPERNUS ORDO EQUESTER TEMPLI


  Riteniamo qui scrivere questa breve notazione che un po' diversificata, per ovvi motivi di opportunità, abbiamo già pubblicato in altra sede (1) consigliando, a tutti gli interessati all'argomento, la lettura del libro di G. Ventura “Templari e Templarismo”   (2) di cui pensiamo si possano ancora trovare delle copie. Molte delle cose che qui diremo si trovano, meglio chiarite e specificate. In quel volume.
  Sappiamo tutti dell'antico, vero ed originario, Ordine del Tempio sorto nel XII secolo ed ufficialmente finito nel XIV. Sappiamo dei fatti e misfatti legati alle figure di Filippo il Bello di Francia e di Papa Clemente V e di tutta una serie di traditori e di calunniatori che tanto si dettero da fare per la distruzione dei Templari. È appena il caso di sottolineare che ogni forma di superiorità e dì grandezza genera invidia, calunnia ed odio.
  La bibliografia esistente sull'Ordine del Tempio è enorme e, verosimilmente continuerà sempre a crescere tanto è il fascino che esso ha esercitato e che, sempre, continuerà ad esercitare   (3).
  Non è dell'antico Ordine del Tempio che parleremo; soffermeremo, invece, la nostra attenzione su ciò che viene definito Templarismo. cioè su quelle filiazioni odierne che si riallacciano ad una qualche trasmissione o retaggio Templare nel cui ambito si colloca il Supernus Ordo Equester Templi.
  Il Templarismo si rifà a due fonti. Una è quella dell'immissione di Cavalieri Templari sfuggiti alla persecuzione, in una Loggia Massonica operativa scozzese, più propriamente quella detta di Kilwinning. Con questa Leggenda si tenta di legittimare la presenza Templare nell'ambito della Massoneria e si giustificano i cosiddetti Gradi Templari nel Rito Scozzese. Poiché detta Leggenda non è inerente al tema trattato la tralasceremo.
  La seconda fonte, dalla quale si arriva all'odierno Supernus Ordo Equester Templi, che nulla ha a che vedere con la Tradizione Massonica, è quella di una trasmissione di Poteri effettuata da Giacomo de Molay prima di finire sul rogo, in favore dei Cavaliere Larmenius, che a sua volta li avrebbe trasmessi a Teobaldo di Alessandria e così di seguito, fino a giungere ai nostri giorni. L'Ordine, quindi, avrebbe continuato a vivere silenziosamente e con gli Statuti originari fino al 1705 quando, Filippo di Borbone d'Orleans, divenuto Gran maestro, ordinò l'adunanza generale dei Cavalieri e, attesi  nuovi tempi, promulgò nuovi Statuti che, con qualche aggiunta o rifacimento sono giunti fino a noi attraverso una serie di Gran Maestri e di Reggenti. Nell'Archivio Nazionale di Francia, a Parigi, sono conservate apposite cartelle in merito   (4).
  Sta di fatto che Intorno al 1690 era comparso in Francia un movimento a carattere templare che si diceva depositario di antichi sigilli originali del Tempio, di cimeli vari, fra cui oggetti appartenuti allo stesso Giacomo de Molay e, cosa ancor più importante, di un'antica pergamena da intendersi come carta di trasmissione di Poteri che portava le firme di tutti i Gran Maestri che si erano succeduti partendo da Larmenius e da Teobaldo fino al 1681. Si arriva così alla Gran Maestranza di Filippo d'Orleans che succedette a Jaques Henry de Durfort e che indisse l'adunanza di cui dicemmo sopra. Nell'ambito dei nuovi Statuti promulgati era l'obbligo di reclutare i membri fra la più alta aristocrazia e gli alti ufficiali privilegiando un tipo umano che incarnasse gli ideali eroici degli antichi Cavalieri nonché conservasse lo spirito della Cavalleria, della Tradizione, etc. …
  Dopo Hugone dei Pagani   (5), che fondò l'Ordine insieme al Cavaliere francese Goffredo de SaintOmer, si succedettero una serie di Gran Maestri fino a J. de Molay.
  Di questi Gran Maestri ben tredici morirono con le armi in pugno   (6). Non ci risulta una percentuale così alta in altri Ordini Cavallereschi del tempo. Questo ci dà la misura del loro eroismo e del loro spirito di sacrificio e ci spiega anche l'alto numero di Gran Maestri che si succedettero in meno di due secoli di vita dell'Ordine.
  Secondo la citata Carta di Trasmissione, firmata dal medesimo Larmenius ed attestante il passaggio regolare dei Poteri dallo stesso fino a Filippo d'Orleans detto “Il Reggente”, abbiamo un'altra serie di Gran Maestri.
  Dopo Filippo d'Orleans, con discendenza storicamente documentata, abbiamo:
  P.pe Louis August de Bourbon Duca di Maine, P.pe Louis Henry P.pe de Condé, P.pe Louis François de Bourbon P.pe de Conty, il Duca Louis Hercules Timoleon de Cossé de Brissac che, nella migliore Tradizione Templare morì eroicamente, durante la rivoluzione francese, difendendo il Trono senza aver avuto il tempo di nominare un successore.
  A questo punto cominciano le Reggenze più o meno provvisorie, le scissioni, le prevaricazioni, le confusioni. In tutti i paesi Europei, per quel che riguarda il nuovo Ordine del Tempio, è il caos. Ovunque si eleggono, o si autoeleggono, Gran Maestri e Reggenti; mestatori e profittatori, vieppiù presenti in momenti di incertezza e di disordini, sì inventano poteri e successioni. Certe storie si ripetono, con sconcertante regolarità. Da che il mondo è mondo, fa parte della natura umana credere a ciò che più gli fa piacere e comodo credere.
  Ma non è neppure la disamina di queste storie che qui a noi interessa; a noi interessa vedere cosa sia avvenuto in Italia e come abbia scaturigine il nostro Ordine Sovrano dei Cavalieri del Tempio (O.S.C.T.) ovverosia il Supernus Ordo Equester Templi.
  Fra il 1737 ed il 1748 il nobile parmigiano Conte Francesco Ventura Gran Croce dell'Ordine Costantiniano di San Giorgio ed agente a Venezia e Parigi dell'Infante Don Carlos di Borbone, già Duca di Parma e Piacenza e re di Napoli (poi Re di Spagna come Carlo III) ,venne preposto in Italia, dal Principe de Conty, per la costituzione di una Commanderia dello “Ordine dei Templari francesi”, che così veniva chiamato l'Ordine del Tempio riorganizzato a Versailles il giorno 11 Aprile 1705 sotto il Gran Magistero di Filippo d'Orleans. Esiste anche un'interessante lettera del Conte Giovanbattista Ventura, figlio del precedente Conte Francesco Ventura, nella quale si parla di un colloquio avvenuto, a Parigi, fra il Conte Giovanbattista ed il Duca Luigi di Cossé de Brissac succeduto al Principe di Conty. In quel colloquio il Duca de Brissac ricordava le importanti ed amichevoli relazioni tenute dal Conte Francesco, Ventura. Nella lettera, il Conte Giovanbattista Ventura, espressamente dice:

    “… ho avuto occasione di incontrarmi con l'ecc.mo Duca Luigi di Cossé de Brissac e di parlare secolui per quelli importanti affari iniziati dal mio defunto e mai abbastanza compianto genitore il conte Francesco … il Signor di Brissac mi ha precisato che i Francesi non trovano difficile si rinnovi quanto già fece regola per lo passato. A questo proposito il Duca mi ha riconfermato nell'Ufficio … . a suo avviso poco havvi da sperare dai tempi ed è bene che si ponga mano all'aumento dei Cavalieri e degli Scudieri”.


  Il Conte Giovanbattista Ventura ebbe dall'ultimo Gran Maestro regolare, Duca di Brissac, la nomina per organizzare il Gran Priorato d'Italia dell'Ordine, del Tempio.
  Abbiamo già detto come, dopo la morte senza successione del Duca di Brissac, la acque si fossero intorbidate; branche e filiazioni poco ortodosse vennero fuori e cominciò il discostarsi dai Principi e dalle Regole Originarle dell'Ordine.
In un'altra sua lettera, datata 14 Maggio 1810, diretta al suo Scudiero, tale Signore Bendarti, Il Conte Giovanbattista dice:

    … notizie giunte da Parigi ci consigliano di starcene in attesa. La questione del Magistero del Tempio non la sarebbe molto ben chiara ed havvi voce che si voglia far torto alla nostra amata religione …   (7).


  La situazione si fa sempre più ingarbugliata ed il Conte Giovanbattista Ventura giunti al 1815, sente il dovere di tenere fermo sugli antichi principi tradizionali, sempre più travisati, perché non vada disperso l'antico patrimonio ideale. Cosi, sempre nel 1815, convoca il Capitolo Generale d'Italia dove viene eletto e riconosciuto da tutti Summus Rector e proclama l'indipendenza del Gran Priorato d'Italia dalle altre sedicenti Gran Maestranze   (8).
  Nasce così, il 1° di Marzo del 1815, l'Ordine Sovrano dei Cavalieri dei Tempio ( 0. S. C. T. ) o Supernus Ordo Equester Templi.
  Il Conte Giovanbattista Ventura tiene la Reggenza, insieme ad Alvise Venier Patrizio veneto e Cavaliere di San Marco, fino al 1816. Morto il Conte Giovanbattista gli succede Alvise Venier (1816 - 1827), poi abbiamo la reggenza del Nobile Orazio Anselmi (1827 -1860). Dopo Orazio Anselmi diviene Reggente il Marchese Alessandro Vettori, Patrizio Romano (1860 - 1880).
  Nel Capitolo Generale, tenutosi a Venezia il 13 Marzo 1867, da parte dei Cavalieri Italiani, diciannove, venne ribadita la validità e legittimità della successione di Giovanbattista Ventura dalla linea richiamantesi agli Statuti di Versailles del 1705. Venne riproclamata l'indipendenza dell'Ordine da qualsivoglia altra formazione Templare ed esso venne riorganizzato apportando ritocchi e qualche modifica agli Statuti e Regolamenti considerati i nuovi eventi storici e le necessità contingenti, fermi restando però I principi originari di base e gli ideali immutati ed immutabili.
  Il Gran Priorato d'Italia, ora sotto Il nome di Ordine Sovrano dei Cavalieri del Tempio, venne diviso in quattro Regioni o Priorati e dodici Valli o Commendatorie cui erano preposti sedici Cavalieri che ne prendevano il predicato e le armi gentilizie così come era sempre stato nell'antico uso templare.
Per la migliore conoscenza di chi ci legge trascriviamo i nomi dei diciannove Cavalieri, alcuni dei quali con rappresentazione di altri templari, che parteciparono al Capitolo Generale del 13 Marzo del 1867:

 1) Marchese Alessandro Vettori, Reggente

 

 2) Marchese Ridolfo Peruzzi de' Medici, Patrizio Fiorentino

 

 3) Marchese Giovanni Malvezzi

 

 4) Conte Giovanbattista Eugenio Ventura Marchese di Gallinella e di Tizzano

 

 5) Nobile Almorò Francesco Zustinian, Patrizio Veneto

 

 6) Annibale di Collalto, dei Conti di Collalto, Conte del S. R. I.

 

 7) Giulio Bonarelli, Conte di Castel Bompiano

 

 8) Marchese Marco Manfredini

 

 9) Barone Francesco Malfatti di Montetretto, Nobile dei S. R. I.

 

10) Conte Stefano Francesco Oldi

 

11) Nobile Antonio Rossi

 

12) Nobile Pompeo della Rovere

 

13) Nobile Alessandro Liorsi

 

14) Nobile Nordio Nordio

 

15) Nobile Cristoforo Fabris

 

16) Fabio Gritti, Conte di Zummelle

 

17) Cap. Domenico Pastrelli

 

18) Nobile Cap. Giovanni Pallesi d'Altamura

 

19) Cap. Giuseppe Maria Darrusio.

  Il Capitolo ebbe luogo nella casa del Nobiluomo Almorò Francesco Zustinian, Patrizio Veneto.
  È appena il caso di sottolineare che, sulla scia delle più antiche tradizioni dell'Ordine, dai documenti in Nostro possesso, si rileva che quasi tutti i Templari, o Tempieri come venivano detti, appartenevano alla più chiara ed autentica aristocrazia. Non senza emozione ancora oggi ritroviamo nel Nostri testi ed enciclopedie di araldica, non solo i loro cognomi ma anche i nomi di battesimo citati.
  Dal 1880 al 1925 si succedono nella Reggenza:

1) Angelo Duodo nobile dei S. R. I. (1880 - 1905)

 

2) Marchese Luigi Boselli (1905 -1925)

 

3) Marchese Alessandro Vettori (1925 -1945) nipote del precedente Marchese Vettori che era stato Reggente dal 1860 al 1880.

    Il 14 Settembre 1940, quando la guerra infiammava l'Europa, il Reggente Vettori, nell'impossibilità di convocare il Gran Convento dei Cavalieri e degli Scudieri, come sarebbe stato nelle sue intenzioni, riunì a Venezia i Cavalieri e gli Scudieri che gli erano più vicini, in tutto sei, compreso lui, che citiamo qui appresso:
  1)  Eques Iustitiae ex Valilliria Conte Vincenzo Cavalli della Torre
  2) Eques Iustitiae ex Valpezzola Conte Gastone Ventura
  3) Eques Iustitiae ex Valsile Sottotenente di Vascello Giuseppe Manfroi
  4) Eques Gratiae Luigi Valfredi
  5) Armiger Gino Vianello, Moro.
  Il Reggente, in quell'occasione, ricordò innanzitutto ai Cavalieri di arruolarsi volontari, così come era, e lo è tuttora, previsto nei giuramenti prestati, qualora la Patria entri in guerra; la mancata ottemperanza a quanto giurato determina l'immediata espulsione dall'Ordine per viltà, spergiuro e fellonia. Sembrano cose d'altri tempi, anacronismi. Eppure è bello che da parte di qualcuno ancora si creda e si tramandino certi valori. Facciamo notare che la peggiore ingiuria che poteva farsi ad un Cavaliere era quello di sospettarlo di menzogna e di fellonia; la slealtà e lo spergiuro erano, infatti, considerati i più infami fra tutti i delitti nella Tradizione Cavalleresca.
  Ad ognuno dei presenti alla riunione venne data una copia dello Statuto con annessa dichiarazione del Reggente ove, onde assicurare la continuità dell'Ordine dei Cavalieri del Tempio, si stabiliva che, finita la guerra, i superstiti della riunione avrebbero eletto il nuovo Reggente in caso di morte di quello regnante e, mancando la possibilità di elezione per morte di cinque fra i Cavalieri, il superstite avrebbe ereditato la successione con l'obbligo di provvedere ai doveri concernenti il suo incarico.
  Non senza emozione e commozione vogliamo qui riportare uno stralcio della dichiarazione del Marchese Vettori del 14 Settembre 1940:

    Noi Alessandro Vettori di San Marco e Valdorica   (9) abbiamo affidato le suddette copie ai sottoindicati appartenenti all'Ordine da Noi convocati a Venezia prima di compiere il Nostro dovere quali volontari di guerra per la difesa della Patri, così come accettammo nel nostro giuramento di ricevimento nell'Ordine.

 

  Così facciamo allo scopo di assicurare la continuità dell'Ordine stesso in caso di nostra scomparsa …

 

  Qualora qualcuno di noi non dovesse sopravvivere, ci rimettiamo alla Divina Provvidenza nella speranza di aver fatto quanto era in Nostro potere per garantire la continuazione dell'Ordine, così come era nostro obbligo, e diritto, in conseguenza delle solenni promissioni da Noi compiute nell'assumere la Reggenza …


  Fra Alessandro Vettori andò a combattere ed anche lui, sulla scia degli antichi Gran Maestri dei Tempio, versò il suo sangue. Venne ucciso a Bologna nel 1945. Nel 1934 aveva decretato l'assoluta incompatibilità delle dottrine Marxiste atee e materialistiche con l'Ordine Sovrano dei Cavalieri del Tempio.
  A guerra finita, dei restanti cinque Cavalieri due risultarono pure deceduti, di un altro non si ebbe notizia alcuna, probabilmente morto anche lui, il quarto fu dichiarato disperso in Russia. L'unico superstite fu n Conte Gastone Ventura al quale spettava quindi, per diritto, la Reggenza. Egli, tuttavia, per motivi che qui non è il caso di indagare, solo il Primo Dicembre 1964, cioè dopo ben ventitré anni, convocò il Capitolo Generale dal quale ricevette la conferma della dignità ereditata ed i più ampi poteri.
  Il Conte Gastone Ventura morì il 28 Luglio 1981, alle ore 22 circa, dopo lunga e sofferta malattia. Ufficiale di marina, proveniente dall'Accademia di Livorno, giornalista e scrittore, cultore di studi storico tradizionali e di discipline metafisiche ed esoteriche, fu anche un appassionato ed esperto di araldica tanto da essere membro del Collegio Araldico Italiano   (10). Egli ci insegnò le prime nozioni di araldica che è compresa fra le materie di studi per i Cavalieri del Supernus Ordo Equester Templi. Personalmente curava il Blasonario del Tempio, una raccolta delle armi gentilizie di quanti, avendone diritto, avevano fatto e facevano parte dell'Ordine del Tempio (O.S.C.T.). Quando si convinceva dai suoi studi e dalle sue ricerche che qualcuno, appartenente all'Ordine, fosse di nobili origini, iniziava le pratiche per il riconoscimento perché venisse iscritto nel libro d'Oro della nobiltà italiana. Il tutto con la più assoluta serietà e la documentazione più accurata.
  Ci aveva nominati, voce dicto, ancora ripetendocelo sul letto di morte, in occasione della ultima visita che potemmo rendergli in Ospedale, suo successore nell'Ordine del Tempio. Quando ci assegnò la Commanderia della Valetnea ed, ad interim, della Valbella si tolse il suo personale distintivo da occhiello, che teniamo caro come cimelio, e ce lo appuntò facendocene dono. Qualcuno ebbe a dire che il Dono  era assai significativo. Cosa altrettanto significativa fu che Egli, ancor vivente, ci dette parti di Archivio e documentazioni varie che, dopo la sua dipartita, assai difficilmente avremmo potuto recuperare, quasi presago, come del resto anche in altre occasioni, di ciò che sarebbe successo dopo la sua morte. Cosa che puntualmente avvenne esplicitandosi in una serie di squallidi accadimenti.
  Proprio a causa di tali eventi, Noi, non facemmo mai cenno in merito alla Nostra Successione ma abbiamo atteso, fiduciosi nella Volontà Divina, che si palesasse un segno, cosa che è avvenuta il 06 Maggio del 1994, così, dopo circa quindici anni di silenzio, uscimmo allo scoperto ed emanammo una dichiarazioneproclama proprio nel giorno della Pentecoste dell'anno 1994.
  Tornando ora al Supernus Ordo Equester Templi ci pare che esso oggi, per tanti motivi, si stacchi e si distingua dai vari Ordini Cavallereschi in generale, siano pure essi di filiazione templare; è, infatti, quello che più si attiene alle tradizioni cavalleresche ed a quanto si richiedeva per essere ammessi e, per quanto ancora oggi è possibile, mantiene una sua forma di investitura e si rivolge ad un materiale umano scelto.
  L'ordine Sovrano dei Cavalieri del Tempio scaturente dall'antico Gran Priorato d'Italia ha sempre accolto un assai limitato numero di Cavalieri, a tutto vantaggio del suo eggregore, ponendo anche attenzione al loro status sociale, alle tradizioni familiari, alle linee di sangue, al fatto che dai postulanti si sia ottemperato o meno agli obblighi di leva etc. ... In antichi scritti inerenti alla Cavalleria, testualmente si legge “... Cavaliere è un uomo scelto tra mille …”  (11).
  Qui non si riesce ancora ad immaginare come in Ordini Cavallereschi, Militari per definizione, si possano ricevere quanti hanno fatto di tutto per non prestare il servizio di leva ricorrendo ai tanti trucchi di moda. Solo per particolari motivazioni viene accettato, in seno al O.S.C.T., qualcuno che non ha prestato servizio militare. Nelle società tradizionali la Milizia era considerata un privilegio, nel mondo moderno è vista come un fastidioso dovere e, a parte le eccezioni, ci si sente autorizzati a fare di tutto per esimersi.
  I ricevuti nel Supernus Odo Equester Templi ancora oggi si impegnano, con solenni giuramenti e promissioni, a difendere, fino alla morte, la fede in Cristo ed i valori della Tradizione; ad aiutare i deboli ed i bisognosi ed arruolarsi volontari nel caso che la Patria entri in guerra. Questo abbiamo visto a proposito della dichiarazione di Fra Alessandro Vettori del 14 Settembre 1940.
  Per essere ammesso nell'Ordine, l'aspirante Cavaliere, deve dare garanzie di ordine morale e religioso, di rispetto delle leggi dello Stato e dei civici doveri, di trasparenza ed integrità di vita; tant'è che in uno alla domanda di ricevimento, controfirmata da un Cavaliere garante, l'aspirante allega Curriculum Vitae, documentato, che viene attentamente vagliato prima di procedere all'Investitura. Tanto perché sia garantita la continuità tradizionale dell'Ordine e le sue peculiari caratteristiche. A tal proposito non è inopportuno specificare che per garanzie di ordine religioso e per fede in Cristo si intende l'adesione totale alla Chiesa Cattolica Apostolica Romana ed ai suoi dettami. Luterani, Evangelisti, etc. etc. non possono, né devono essere, ricevuti nell'Ordine Sovrano dei Cavalieri del Tempio. Purtroppo, in passato, c'è stata qualche rarissima eccezione che poi ha generato conseguenze nefaste. Ogni Ordine ha le sue Regole, la mancata, totale, adesione ad esse impedisce di farne parte. Non a caso viene richiesto l'atto di Battesimo.
  Nel Supernus Ordo Equester Templi si praticano i Gradi tradizionali di Novicius, Armiger, Miles ed Eques, eccezionalmente, come stabilito nel 1934, vengono ricevute Dame cui si richiedono particolari meriti e qualificazioni.
  È risaputo che, tradizionalmente, le donne potevano aspirare alla Cavalleria. Ne è prova Elisabetta di Hornes chiamata equitissa in un contratto di matrimonio tra Giovanni de Merode e Alice di Hornes. In alcune lettere del 1451 Maria ed Isabella di Hornes sono dette Chevalieres. Nel registri di Malines del 1441 Caterina Baw è chiamata Militissa. Come ci riferisce, sempre al proposito, Goffredo di Crollalanza nella sua Enciclopedia Araldico-Cavalleresca, vi furono ed ancora vi sono Ordini Cavallereschi istituiti per le Dame come l'Ordine dell'Azza, della Banda, della Cordelliera, delle Dame schiave della Virtù, delle Dame della Croce Stellata, dell'Amor del Prossimo, di S. Elisabetta, di S. Teresa, di S. Anna, del Cigno, di Luigia, etc. ...
  A parte il Crollalanza il Cuomo, nei suoi volumi sugli Ordini Cavallereschi, tanto e tanto ci parla delle onorificenze per le Dame. La presenza delle Sorores era prevista presso l'antico originario Ordine del Tempio, come in altri Ordini Monastico-Cavallereschi.
  Per quanto riguarda i Novizi, i Cavalieri, e le Dame si distinguono due classi: di Giustizia e di Grazia.
Scopo principale dell'Ordine è di valorizzare, continuare e tramandare gli ideali ed i valori eterni della Cavalleria, fra questi l'amor di patria e la fede in Cristo, nonché i gloriosi ricordi degli eroici Cavalieri Templari associati nella Regola di San Bernardo. Tanto nel rispetto della Tradizione. Non dimentichiamo che la Cavalleria aveva la caratteristica della internazionalità. Si trattava di una fratria, associazione o società d'arme, che non aveva altri legami se non i giuramenti, con l'obbligo di forme comportamentali, ed altra distinzione se non il valore. Seppure si tenesse conto della nascita, solo in casi particolari avveniva qualche eccezione, nessuno poteva essere ricevuto Cavaliere se non a determinate condizioni e per peculiari qualità personali.
  Nelle alfonsine Siete Partidas è detto che “la Cavalleria    è dignità ... che si dava agli uomini nobili o a quelli straordinariamente valorosi ...   (12). Fra i Cavalieri poi si determinava una fratellanza che annullava le differenze di nascita e di censo. Tutti i Cavalieri, infatti, erano “Pares”. Ed il termine Pares ancora si pronuncia in un momento dell'Investitura nel Rituale del Supernus Ordo Equester Templi.
  Re e Principi si sentivano onorati ad essere ammessi alla Cavalleria e si inginocchiavano davanti ad un Cavaliere per ricevere l'Investitura perché Solo un Cavaliere Può armare un altro Cavaliere. Il Caso di un Francesco I di Francia che si inginocchia dinanzi al famoso Bayardo detto il Cavaliere senza macchia e senza paura, per essere armato Cavaliere, riveste un valore paradigmatico. Enrico II d'Inghilterra si fa armare Cavaliere dal Maresciallo Bisenze; Odoardo IV dal duca di Devonschire; Enrico VII dal conte d'Evadol; Odoardo VI dal duca di Somerset; Luigi XI di Francia dal duca Filippo di Borgogna; Luigi di Taranto da un capitano tedesco; Edoardo III d'Inghilterra dal conte di Lancaster; etc. ...
  L'Ordine, promuove anche gli studi storici, araldici e cavallereschi ed i cosiddetti studi tradizionali in generale e pone in essere quanto nelle sue possibilità è atto a favorire la più nobile formazione dell'uomo.
  Nei limiti delle disponibilità vengono promosse opere di assistenza, misericordia e carità.
  L'Ordine evidenzia un tipo umano con caratteristiche ormai in estinzione quali quelle della lealtà, del coraggio, dello spirito di sacrificio, del disinteresse per quanto può essere individualmente utile. Non a caso negli Statuti, come dovrebbe essere per ogni Ordine Cavalleresco ancorato alla tradizione, sono particolarmente onorati gli aspetti eroici della vita e peculiari gratificazioni sono previste per i decorati al valor militare o civile.
  Negli Statuti ricorre spesso un termine che, all'uomo d'oggi, può sembrare obsoleto, tanto da far atteggiare le labbra ad un sorriso di suffisance. Questo termine è Onore, una parola che racchiude tutte le virtù della Cavalleria; un termine mai ben definito e difficile da definire che per tanti secoli fu quasi una religione e che, forse, tale ancora rimane per quei pochissimi che vuoi per struttura cromosomica, per memoria di sangue, o chissà perché, si sentono oggi fuori posto, come dispersi di un esercito fattosi sempre più nebuloso e lontano. Questi pochissimi non temono le critiche, l'andare contro corrente e, qualunque cosa accada, restano sempre fedeli a se stessi; sono questi, oggi, i veri Cavalieri, quelli che danno alla vita umana ali divine.
  Ci pare di aver detto abbastanza e, giunti alla fine, dobbiamo prendere atto che, sul templarismo, e sugli Ordini odierni neotemplari, non sono mai mancate né mai mancheranno speculazioni di ogni genere. Le filiazioni legittime e le fasulle si accavallano e maneggioni e mestatori di vario tipo lucrano a discapito dei tanti gonzi vanitosi che pagano fior di quattrini per fregiarsi di orpelli e brevetti presentati in forma più o meno elegante e suggestiva. Eppure, per operare un distinguo, basterebbe soltanto pensare che dove entra mammona gli ideali e le verità di ordine superiore vanno a farsi benedire.
  Se l'Ordine Sovrano dei Cavalieri del Tempio scadesse al livello di tanti sedicenti Ordini Cavallereschi, dove basta pagare per avere insegne e diplomi senza richiedere garanzie e selezioni di altro tipo, esso non avrebbe ragione di esistere. È per questo che spesso qui i Cavalieri si sono contati sulle punte delle dita. Ma è proprio in ciò che consiste la bellezza, la purezza, la nobiltà e la selettività del Supernus Ordo Equester Templi.

Note
  (1) Cfr.  G. Cannizzo: “Notizie sul Supernus Ordo Equester Templi” in Vie della Tradizione n. 95, pag. 105  e seg., Palermo Luglio-Settembre 1994.
  (2) Cfr. G. Ventura: “Templari e Templarismo” Atanor, Roma 1980.
  (3) Cfr. G. Cannizzo: “La Tradizione Templare” in Vie della Tradizione n° 71/72/73 Palermo Luglio/Settembre, Ottobre/Dicembre 1988 e Gennaio/Marzo 1989. Cfr. anche G. Cannizzo il “Beauceant” in Vie della Tradizione n° 6, Palermo Aprile/Giugno 1972.
  (4) Cfr. G. Ventura. op. cit. pag. 18.
  (5) Secondo certa tradizione ormai accertata, si trattava dì un Cavaliere Crociato Italiano, dell'omonima famiglia Pagano di Nocera in Basilicata.
Cfr. G. Ventura, op. cit., pag. 8 e pag. 69.
   Cfr. V. Privitera “Ordini Cavallereschi, Storia e Decorazioni” ed. Privitera, Catania 1982, pag. 144.
   Vedi V. Spreti “Enciclopedia Storico -Nobiliare Italiana” ed. Forni 1981 (ristampa anastatica dell'edizione di Milano, 1928-1938) vol. V, pag. 32 e 33 alla voce Pagano.
   Vedi G.B. Crollalanza “Dizionario Storico -Blasonico, delle Famiglie Nobili e Notabili Italiane Estinte e Fiorenti” ed. Forni 1986 (ristampa anastatica dell'edizione del 1886), alla voce Pagano di Napoli, Lucera e Nocera dei Pagani.
   Non basterebbero pagine e pagine per inserire i nomi ed i titoli dei testi dove, studiosi antichi e moderni hanno sostenuto e dimostrato come Ugone dei Pagani, fosse italiano. Basti pensare ad un Amico, un Campanile, un Camera, un Lamattina, un Rotondo etc.
   Sull'italianità del fondatore dell'Ordine dei Tempio non può esservi alcun dubbio e ci pare il caso di finirla col voluto travisamento che ne fa un Cavaliere francese. In questo, come purtroppo in altri casi, Nazioni e Regioni, per una sorta di vanagloria campanilistica si sono attribuita la paternità di nascita di certi personaggi storici, giocando su vari equivoci. Sovente la menzogna ripetuta finisce, per i più, con l'essere considerata una verità. A proposito delle nazionalità, da varie fonti sì sostiene che alcuni Gran Maestri dell'Ordine furono italiani e che i nomi vennero francesizzati come per esempio: Monteacuto (Montaigu) Tieri o Terenzio (Thierry o Terric); Berardi o Beraldi (Berard o Berauld); Gaudini (Gaudin). Dobbiamo dire che, per quanto riguarda Berard, anche ben qualificati autori d'oltralpe lo dicono di origine Italiano. Tanto, non per fare anche noi campanilismo ma per riportare qualche altra voce.
   In una recentissima edizione inglese dei Libro di H.J.A. Sire “The Knights of Malta” (1994) l'Autore a pag. 280 espressamente dice: “The names of medieval Grand Master are traditionally given in their French forms. This not imply that they were all French.
   Tenuto conto dei tempi delle scritture dell'epoca, non è sempre facile avere certezze assolute. Nella stesura dei nomi e dei cognomi si notano differenze, seppure talora lievi, fra i vari autori; questo non ci fa aver dubbi che si tratti delle stesse persone con i nomi leggermente diversificati. Per la migliore individuazione dei personaggi ci può essere di molto aiuto l'araldica laddove nomi scritti in una certa maniera non si trovano negli armeristi antichi e moderni ed in un'altra maniera, invece, si trovano. Basta aggiungere o togliere una vocale od una consonante o cambiare una in un'altra. Attesa la regione d'origine attribuita e la blasonatura della armi di famiglia, con la significazione delle pezze, la ricerca diviene facilitata. Tanto, se non costituisce prova certa, ci dà però validi ed attendibili indizi. Pensiamo che dalla maggioranza degli esegeti questo tipo di controllo non sia stato effettuato.
  (6) Cfr. Georges Bordonove: “La vita quotidiana dei Templari nel XIII secolo” B.U.R., Milano 1992, pag. 50. V. pure G. Ventura, op. cit., pag. 12.
  (7) Le notizie da noi qui dato sono stato stralciate da documenti esistenti nell'Archivio dell'Ordine.
  (8) Cfr G. Ventura, op. cit. pag. 82.
  (9) Termini come San Marco, Valdorica, Valpezzola, Valilliria etc. … come prima accennato, indicano predicati Templari inerenti a Priorati o Commendatorie cui sono preposti i rispettivi Cavalieri.
  (10) Vedi: “Libro d'oro della Nobiltà Italiana” ed. XV, vol. XVI, 1969-1972 pag. XXXII, Roma a cura del Collegio Araldico di Roma.
  (11) Cfr. anche Raimondo Lullo: “Il Libro dell'Ordine della Cavalleria” Arktos, Carmagnola 1983, pag. 63
  (12) Raimondo Lullo, op. cit., pp. 62 63 nota 7, pag. 115 nota 8.

 

 Gaspare Cannizzo